I detriti CINESI pericolosi e la Luna più vicina.

Due aspetti che hanno poco a che fare l’uno con l’altro ma sono notizie che meritano attenzione.

DETRITI! Partiamo dai detriti che hanno colpito la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per fortuna senza grossi danni, ma che hanno comunque costretto ad un cambio di quota per evitare il peggio.

Per questo “incidente” dobbiamo ringraziare ancora una volta i Cinesi e il loro leader Xi Jinping che con i loro test militari per attribuirsi la capacità di distruggere satelliti in orbita bassa hanno fatto la frittata. La spazzatura spaziale infatti è stata lasciata dal satellite cinese Fengyun-1C, secondo quanto riferito dalla Russian State Space Corporation Roscosmos.

Il satellite cinese è stato distrutto nel 2007 in un test missilistico anti-satellite. 

Esplose in più di 3.500 pezzi di detriti, la maggior parte dei quali sono ancora in orbita attorno al pianeta.

Piani orbitali noti di detriti Fengyun-1C un mese dopo la sua disintegrazione da parte dell’ASAT cinese (orbite esagerate per la visibilità).

All’inizio di quest’anno un pezzo di questa spazzatura spaziale ha colpito il sistema robotico remoto canadesedella ISS, ma l’incidente non ha influito sul funzionamento del dispositivo o dell’ISS in generale.

Secondo quanto riferito dalla Russian State Space Corporation Roscosmos, la Stazione Spaziale Internazionale ha dovuto poi comunque eseguire una manovra per evitare una collisione con la spazzatura spaziale.

Si legge nel comunicato.

“L’altitudine orbitale dell’Iss è stata innalzata per evitare la congiunzione con i detriti spaziali. Secondo i dati preliminari, la manovra ha alzato l’orbita della stazione di circa 1,2 chilometri”.

Illustrazione della famiglia cinese di satelliti meteorologici Fengyunello SPARC.

Poteva andare molto peggio! Questo incidente (non è stato l’unico) fa pensare parecchio su quanto la spazio stia diventando pericoloso. Già lo è senza bisogno dell’intervento umano, con temperature estreme, vuoto e radiazioni. Ma quei vincoli almeno si conoscono, mentre i detriti, quelli piccoli sotto al centimetro di diametro, sono insidiosi, maledettamente insidiosi e possono essere fatali. Devo dire ad amor del vero che questi esperimenti di distruzione di satelliti a scopo militare non sono stati un’idea dei soli cinesi. Prima di loro ci hanno provato americani e russi.

Ora non dobbiamo fare altro che aspettare lo facciano anche indiani, inglesi, francesi, iraniani e israeliani poi siamo veramente a posto ed avremo la certezza che qualche “pezzo” della imbecillità umana farà veramente un disastro.

Di positivo in questa notizia c’è il fatto che se si prevede in tempo untile la traiettoria dell’intruso il disastro si può evitare. Assomiglia molto alla dinamica degli asteroidi: se arrivi un tempo ci salviamo tutti.

I dettagli li trovate qui:

https://www.spacedaily.com/reports/ISS_changes_orbit_to_avoid_collision_with_Chinese_debris_999.html

LA LUNA. L’altra notizia riguarda il mitico progetto Atrtemis della NASA di riportare un uomo, anzi una donna, sulla Luna che aveva subito uno stop “giudiziario”. Infatti, a seguito della reazione di Jeff Bezos della Blue Origin (ed anche di Amazon) che non aveva digerito la scelta della NASA di affidare alla SpaceX del suo rivale Elon Musk il contratto per il lander lunare di Artemis HLS, il progetto Arteims subì uno stop. Diciamo che forse, visti i ritardi del primo lancio del megarazzo SLS, i ritardi vi sarebbero stati ugualmente. Comunque, ora sembra tutto sbloccato e che il gentil-piede sulla Luna si vedrà non nel 2024, come promesso da Trump, ma l’anno dopo, nel 2025.

Infatti, la U.S. Court of Federal Claims ha respinto la denuncia di Blue Origin alla NASA, facendo di fatto riprendere la corsa alla Luna!

Facendo un passo indietro, come sapete eravamo rimasti un po’ impantanati con il programma Artemis in un procedimento legale. Blue Origin infatti aveva intentato una causa contro la NASA lo scorso 13 agosto. La denuncia era stata fatta allo U.S. Court of Federal Claims, un tribunale federale americano che esamina le richieste contro il governo e che ha giurisdizione sulle proteste dopo le revisioni del GAO

A ciò si era aggiunta più recentemente la raccomandazione che l’Appropriations Committee, il più grande comitato del Senato Americano che sovrintende a tutta la legislazione di spesa discrezionale del Senato stesso, aveva rivolto alla NASA affinché scegliesse una seconda azienda, oltre a SpaceX vincitrice del contratto per il primo lander lunare di Artemis HLS, per sviluppare anch’essa un secondo sistema di allunaggio.

La notizia del rigetto della U.S. Court of Federal Claims è arrivata ieri.

Il tribunale federale si è espresso a favore dell’ente spaziale americano sostenendone la scelta effettuata in sede di assegnazione del contratto a SpaceX per la realizzazione del primo lander lunare HLS (Human Landing System) del programma Artemis.

Via libera quindi alla NASA per riprendere il più presto possibile le attività con l’azienda di Elon Musk per tornare “al pezzo”.

Rendering dello starship della SpaceX sulla superficie lunare come lander di Artemis. Lo vedremo (forse) nel 2025.

Inoltre, la NASA continuerà a lavorare con varie società americane per rafforzare e stimolare la concorrenza per i sistemi di trasporto per esseri umani sulla superficie lunare. A breve, infatti, ci saranno nuove opportunità per le aziende private di collaborare con la NASA per stabilire una presenza umana a lungo termine sulla Luna, sempre nell’ambito del programma Artemis.

Tra queste, nel 2022 partirà una selezione indirizzata alle aziende USA per fornire servizi di atterraggio lunare per esseri umani.

In una teleconferenza stampa svoltasi martedì scorso nove novembre è stato presentato da parte dei vertici della NASA quello che è il primo aggiornamento ufficiale dell’Agenzia sotto l’amministrazione Biden-Harris, riguardante il programma Artemis di esplorazione della Luna. Qui la conferenza:

http://www.newsspazio.it/2021/11/lo-us-court-of-federal-claims-ha.html

L’amministratore capo della NASA Bill Nelson ha guidato la teleconferenza, tracciando il percorso per le prime missioni di Artemis, che precederanno le missioni con esseri umani sulla superficie lunare. Tra l’altro Nelson ha detto: “Siamo soddisfatti della valutazione approfondita della US Court of Federal Claims sul processo di selezione della NASA per il sistema di atterraggio per esseri umani (HLS, Human Landing System) ed abbiamo già ripreso il dialogo con SpaceX. È chiaro che siamo entrambi ansiosi di tornare a lavorare insieme e stabilire un nuovo cronoprogramma per le nostre missioni dimostrative lunari iniziali. Ritornare sulla Luna nel modo più rapido e sicuro possibile è una priorità dell’agenzia.

Tuttavia, con la recente denuncia ed altri fattori, il primo atterraggio umano di Artemis avverrà probabilmente non prima del 2025″.

Nel frattempo, la NASA continua le attività sui test flight Artemis I (senza equipaggio) ed Artemis II, con equipaggio intorno alla Luna, quest’ultimo programmato entro maggio 2024.

A ciò seguirà una missione SpaceX di test, la prima che farà atterrare senza equipaggio il proprio lander lunare.

Solo dopo questo test potrà aver luogo Artemis III, la prima missione dai tempi del programma Apollo che riporterà gli esseri umani sulla superficie del nostro satellite naturale.

La NASA prevede di lanciare una nuova call la prossima primavera alla ricerca di nuovi servizi di atterraggio lunare per esseri umani.

Nelson: “Guardando avanti, la NASA sta pianificando per il futuro almeno 10 allunaggi, e l’agenzia ha bisogno di aumenti significativi dei finanziamenti per la futura competizione dei lander, a partire dal budget del 2023″.

Nel frattempo, vi è l’impegno di ridurre i costi e snellire le operazioni tutt’ora in corso. L’agenzia ha inviato una richiesta di informazioni all’industria per massimizzare l’efficienza dello Space Launch System (SLS) ed ha anche chiesto ai partner industriali di realizzare tute spaziali e fornire servizi di passeggiate spaziali per le missioni sia della Stazione Spaziale Internazionale che per il programma Artemis.

Non vi sono ripercussioni sui successivi programmi delle missioni Artemis e sui piani per le attività di superficie sulla Luna, incluso lo sviluppo del Gateway Lunare e le altre attività previste per i prossimi anni.

La NASA insieme ai partner internazionali e commerciali sta infatti costruendo il Gateway Lunare, un avamposto che orbiterà intorno alla Luna che fornirà infrastrutture e funzionalità critiche per l’esplorazione a lungo termine della Luna e di Marte, nonché altre tecnologie abilitanti.

Commentato da Luigi Borghi.

Link correlati:

https://youtu.be/AB7sSG2Rl9k http://www.newsspazio.it/2021/11/programma-nasa-artemis-rimandata-di-1.html#more

Il 60° anniversario del volo di Belka e Strelka

Eroine senza un volto!

Si perché le due protagoniste di questa storia non hanno un volto bensì un simpatico muso, si tratta infatti di due cagnette Sovietiche di nome Belka e Strelka, saranno i primi esseri viventi a compiere una serie di orbite a bordo di una navicella Russa e a rientrare sulla Terra sane e salve.

Il primato del primo essere vivente nello spazio era dalla piccola Layka anche lei Sovietica (vero nome Kudrjavka, durante la traduzione nelle lingue occidentali ad opera della TASS, venne cancellato a favore del nome della razza di appartenenza, Layka-meticcia più pronunciabile nelle lingue d’oltre cortina di ferro), ma la piccola Layka non farà mai ritorno viva sulla Terra. Le due cagnette nonostante fossero anch’esse in lizza per quel primo storico e tragico volo, voleranno per loro fortuna nella missione successiva che risulterà un vero successo proiettando l’URSS verso la conquista dello spazio da parte del primo essere umano Yuri Gagarin.

 Per il sottoscritto comunque queste piccole cagnoline sono delle vere e proprie eroine, scelte nei canili comunali di razza meticcia nonché di sesso femminile in quanto più robuste rispetto a cani di razze selezionate e di sesso maschile, queste cagnette simpatizzarono subito con i tecnici e ingegneri del programma spaziale Sovietico quindi sopportarono tutti i test a cui vennero sottoposte con la fiducia instaurata verso gli umani che le accudivano fino al lancio e al volo nello spazio compiendo un altro passo in avanti nella conquista del cosmo.

Commentato da: Ciro Sacchetti.

19 AGO 2020

Il testo di credito:Vito Technology

Immagine di credito:“Belka, Strelka, and others” (2009)

Fonte: Star-Walk

Link: https://starwalk.space/it/news/60th-anniversary-of-belka-and-strelka-flight                            Puoi anche dare un’occhiata al nostro video con alcuni rari filmati di cani spaziali. Per guardare il video                                                                                                                                                                      Link Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=OCBWIi2vQ4k&feature=youtu.be

Il 20 agosto di 60 anni fa, i cani Belka e Strelka diventarono i primi esseri viventi a effettuare un volo orbitale e tornare a casa sani e salvi. Con questo articolo desideriamo commemorare questi animali eccezionali e raccontare i particolari più interessanti del loro viaggio nello spazio.

La storia dietro il volo

Verso la fine degli anni ’50, l’Unione Sovietica era pronta a inviare il primo essere umano nello spazio. Ciononostante, gli scienziati sovietici necessitavano di maggiori sicurezze sul fatto che un essere vivente potesse sopravvivere a un volo di questo tipo. Per questa ragione, si decise che il primo ad andare nello spazio sarebbe stato il miglior amico dell’uomo, il cane, il quale avrebbe spianato la strada all’esplorazione spaziale da parte del genere umano.

Nel 1957, sotto la direzione del capo progettista dei veicoli spaziali dell’Unione Sovietica, Sergei Korolev, gli scienziati individuarono 12 cani randagi idonei alla missione e iniziarono ad allenarli per i voli futuri. Le intense sessioni d’allenamento, che richiesero diversi mesi di tempo, includevano l’insegnare ai cani come vivere in spazi ristretti, come resistere all’accelerazione estrema e come abituarsi a consumare gelatine simili a cibo dispensate da un distributore automatico. Nel corso dell’intera procedura, gli specialisti dell’allenamento strinsero legami molto stretti con i cani, al punto da conoscerli alla perfezione.

Tra tutti i cani sottoposti all’allenamento, i migliori risultarono essere Belka (“Whitey”) e Strelka (“Little Arrow”), due cagnette di due anni e mezzo. Esse furono selezionate per eseguire un giorno di volo intorno alla Terra sul veicolo spaziale Sputnik-5

Canidi cosmonauti

Il 19 agosto del 1960, lo Sputnik-5 partì dal cosmodromo di Bajkonur, con i due cani a bordo. Durante il lancio, la respirazione e le pulsazioni dei cani aumentarono, ma quando il veicolo spaziale raggiunse l’orbita terrestre, Belka e Strelka a poco a poco si calmarono. Le condizioni delle cagnette furono monitorate e analizzate molto attentamente, grazie all’impiego di apparecchiature speciali progettate per misurare la pressione, le pulsazioni, l’attività cerebrale e tanti altri parametri. Tutto ciò fu pianificato al fine di proteggere i cani e comprendere quanto avrebbe inciso lo stress di un volo spaziale sugli esseri umani. Inoltre, la navetta spaziale fu dotata di una telecamera, progettata per inviare le immagini dei cani alla Terra.

Per inciso, Belka e Strelka non erano sole nella loro navetta: lo Sputnik-5 trasportava anche topi, insetti, piante, semi, miceti e colture di microbi.

Nel complesso, il viaggio andò abbastanza bene. Dopo la tensione del lancio, le cagnette rimasero tranquille per la maggior parte del tempo e apprezzarono molto il cibo. Inoltre, l’esposizione all’assenza di gravità non arrecò loro particolari fastidi, così come risultò dal sistema di monitoraggio. Fu rilevato un solo momento poco piacevole (dopo che la navetta aveva orbitato intorno alla Terra per la quarta volta), ovvero quando Belka, per ragioni sconosciute, non si sentì bene, si agitò e iniziò ad abbaiare. In ragione di questo avvenimento, gli scienziati decisero di limitare il viaggio del primo uomo nello spazio, Yuri Gagarin, a una sola orbita intorno alla Terra.

Dopo il volo Il 20 agosto 1960, lo Sputnik-5 atterrò con successo dopo aver completato 17 orbite intorno alla Terra. Belka e Strelka trascorsero oltre 25 ore nello spazio, coprendo una distanza di 700.000 chilometri. Dopo l’atterraggio, le cagnette apparirono abbastanza in forma; dai test medici non emersero anomalie. Così, Belka e Strelka diventarono le prime creature viventi a sopravvivere a un volo orbitale

Oleg Gazenko sostiene Belka (a destra e Strelka (a sinistra) durante la prima conferenza stampa presso l’istituto Rosso per problemi biomedici.

Il futuro delle missioni su Venere.

Battiamo il ferro finché è caldo, quindi penso che dopo la scoperta della fosfina sarà essenziale predisporre osservazioni ripetute delle nubi di Venere, per capire come le concentrazioni di fosfina mutino nel tempo.

Però nessuna delle possibili missioni ipotizzate finora sembra attrezzata per questo. Tutte le missioni che la NASA aveva ipotizzato a questo scopo sono state sorpassate in priorità da missioni robotiche verso asteroidi, satelliti e Marte, ma l’agenzia spaziale americana sta comunque investendo su due veicoli spaziali, DAVINCI+ e VERITAS

La prima missione dovrebbe esplorare l’atmosfera venusiana per comprenderne l’evoluzione, la seconda ha l’obiettivo di mappare con precisione la superficie e di studiare la geodinamica interna che ha modellato il pianeta.

Se anche dovesse essere finanziata, VERITAS rimarrebbe nell’orbita di Venere; DAVINCI+ entrerebbe in atmosfera, ma troppo rapidamente per analizzare la composizione della fascia di nubi in cui è presente la fosfina, a circa 50 km di quota. Nessuna delle due proposte di missione è comunque al momento stata confermata. Noi però dobbiamo andare tra le nuvole e restarci per un po’ di tempo. Per esplorare l’alta atmosfera di Venere occorrerebbe rispolverare i concept di aerostati in grado di resistere per un po’ tra le nubi del pianeta, come quelli della missione con equipaggio HAVOC (High Altitude Venus Operational Concept), un progetto visionario (nell’immagine) e improbabile che la NASA ha in archivio e che definisce “non più attivo”.

Qui possiamo vedere una animazione di tutta la missione:

NASA: https://youtu.be/0az7DEwG68A

Un pallone sonda capace di analizzare le biomolecole dell’atmosfera di Venere è anche una delle componenti della Venus Flagship mission, una proposta di studio a lungo termine di Venere, del suo clima, della sua attività geologica e della sua atmosfera, che si avvarrebbe di più elementi (orbiter, lander, aerostati) e che anche se approvata non si concretizzerebbe prima del decennio 2030.

https://vfm.jpl.nasa.gov/Gallery2/

Vedremo cosa intende fare la comunità scientifica e soprattutto quante risorse verranno dedicate per avere una risposta a questa domanda: c’è vita elementare nell’atmosfera di Venere?

Commentato da Luigi Borghi.

Eccovi l’articolo che vi propongo:

Il primo elicottero su Marte inizierà a volare l’anno prossimo. Ecco come.

Ingenuity

Nella scorsa flash vi avevo parlato di un elicottero che volerà su Marte, quindi mi sembra giusto fornirvi maggiori dettagli. Una missione che allargherà l’orizzonte nel vero senso della parola. Ve ne avevo già parlato nel numero 37 de Il Cosmo news di Giugno 2018, ma ora ovviamente ne sappiamo molto di più.

L’elicottero ha già volato qui sulla Terra. Non è stato facile simulare le condizioni marziane dove la gravita è 1/3 di quella terrestre e la densità atmosferica 1/100 (per un elicottero è una condizione molto gravosa), ma i test sono stati superati. Ora resta solo da vedere a febbraio del prossimo anno quanto la simulazione sia stata in linea con la realtà.

L’elicottero, chiamato Ingenuity, della Lockheed Martin Space di Denver sarà appeso sotto la pancia del Rover Perseverance.

Ad atterraggio (pardon ammartaggio) avvenuto, dopo che il Rover avrà cercato uno spazio piano, Ingenuity verrà poi sganciato e cadrà al suolo (un salto di pochi centimetri).

Dopodiché il Rover si allontanerà lasciandolo libero alla luce del sole.

…..


Quando sarà alla distanza di sicurezza cominceranno i testi di volo. Incrociamo le dita e prepariamo il sigaro!

Come vedete dalla foto, il piccolo “volatile” ha un pannello fotovoltaico (sopra alle pale) che gli consentirà di ricaricarsi e quindi ripartire per una nuova missione. Con l’irradiazione solare che ci troviamo su Marte ci vorrà mooolta pazienza.

Questo piccolo elicottero potrebbe spianare la strada a una vasta esplorazione dei cieli marziani.

Andiamo ancora di piu nel dettaglio.

Il rover Perseverance della NASA avrà quindi un passeggero speciale quando scenderà nel cratere Jezero di Marte nel febbraio 2021, il primo elicottero in assoluto a volare su un altro mondo.

Con un peso sulla Terra di 1,8 chilogrammi, l’elicottero, chiamato Ingenuity , viaggerà su Marte, in una prima fase, sotto la pancia di Perseverance, stringendosi in un punto che offre circa 24 pollici (61 centimetri) di altezza da terra, incluso il sistema di consegna dell’elicottero. 

Ingenuity stesso è solo 5 pollici (12 cm) più corto della zona libera.

Ingenuity continuerà ad aggrapparsi al Rover per circa due mesi dopo l’atterraggio del 18 febbraio 2021. Le due macchine (con l’aiuto di operatori remoti sulla Terra) cercheranno un’area piatta, senza ostacoli, dove Ingenuity possa eseguire operazioni di test.

La squadra dovrà trovare una zona che è di circa 33 piedi per 33 piedi (10 per 10 metri) che Perseverance può monitorare mentre è parcheggiata a circa un campo di football americano, hanno detto i membri della squadra della missione. Lo spiegamento di Ingenuity avverrà dopo che Perseverance entrerà nel centro dell’aerodromo. Gli operatori trascorreranno circa sei giorni terrestri a controllare tutti i sistemi prima di preparare l’elicottero a volare.

“Il processo di spiegamento inizia con il rilascio di un meccanismo di blocco che mantiene in posizione l’elicottero”, hanno scritto i funzionari di JPL nella dichiarazione. “Quindi un dispositivo pirotecnico taglierà il cavo, consentendo a un braccio caricato a molla che tiene l’elicottero, di iniziare a ruotare l’elicottero dalla sua posizione orizzontale. Lungo la strada, un piccolo motore elettrico tirerà il braccio fino a quando non si blocca, portando il corpo dell’elicottero completamente verticale con due delle sue gambe di atterraggio caricate a molla dispiegate. Un altro bullone esplosivo rilascierà le altre gambe. “

Durante questo processo, il sistema di spiegamento manterrà le connessioni elettriche e di dati tra Perseveranza e Ingenuity fino a quando non sarà il momento di liberare l’elicottero. Il piano è far cadere delicatamente Ingenuity in superficie e far allontanare Perseverance, permettendo a Ingenuity di caricare le batterie con il suo pannello solare. Quindi, se tutto va secondo i piani, sarà il momento di fare alcuni voli di prova.

L’elicotteri è progettato per operare per 30 sol o giorni marziani, per vedere quanto sarà fattibile il volo Red Planet per le missioni future. Gli ingegneri useranno le lezioni apprese da Ingenuity, che non trasporta strumenti di bordo, per costruire potenzialmente elicotteri futuri che possano aiutare i rover e forse anche gli astronauti. 

Alcuni possibili usi per i futuri elicotteri di Marte includono lo scouting in avanti per terreni difficili, lo studio delle scogliere verticali e l’esplorazione di grotte o crateri profondi che un rover potrebbe non essere in grado di raggiungere, hanno detto i funzionari della NASA.

Gli obiettivi principali della missione consistono nella ricerca di segni dell’antica vita di Marte e nella memorizzazione nella cache di campioni promettenti per il futuro ritorno sulla Terra. Il rover porta anche dimostrazioni tecnologiche che potrebbero aiutare i futuri esploratori umani sul Pianeta Rosso, incluso uno strumento progettato per produrre ossigeno dall’atmosfera marziana sottile, dominata dal biossido di carbonio. La NASA mira a mettere gli stivali su Marte negli anni ’30, dopo aver riportato gli astronauti sulla luna in questo decennio.

Perseverance si lancerà su Marte non prima del 30 luglio di quest’anno , unendosi infine al rover Curiosity della NASA sulla superficie del Pianeta Rosso. Curiosity è sbarcato nell’agosto 2012 e continua a essere operativo.

Commentato da Luigi Borghi.

Ecco il link:

https://www.space.com/nasa-mars-2020-mission-helicopter-ingenuity.html

Il radiotelescopio di Arecibo ci manca.

Oggi ho pensato di ripescare il disastro del radiotelescopio di Arecibo a Porto Rico, il più potente del mondo prima dell’avvento del FAST cinese, perché leggendo un articolo su Space Daily (che vi propongo nel link) appare evidente l’importanza che aveva questa parabola da 300 metri nel mondo scientifico.

“Secondo la NASA questo crollo renderà difficili alcune osservazioni di una imminente missione su asteroidi”.

Vediamo perché.

La NASA, in collaborazione con altre agenzie, sta studiando e sviluppando un metodo per deviare la traiettoria di un asteroide qualora si riscontrasse una rotta di collisione con la Terra. Un progetto che prevede l’individuazione del pericolo di collisione diversi anni prima dell’impatto, cosa che oggi siamo in grado di fare.

Nel nostro caso specifico si tratta della missione Double Asteroid Redirection Test (DART).

L’obiettivo principale della missione sugli asteroidi DART, che avrà luogo nel 2022, è quello di far schiantare un veicolo spaziale contro una piccola luna che orbita attorno all’asteroide Didymos e osservare come l’impatto influisce sul suo movimento. 

L’osservazione iniziale di tale impatto non sarà influenzata molto dalla perdita di Arecibo, ma le immagini radar di follow-up saranno limitate a un telescopio radar più piccolo e meno sensibile, il Goldstone Observatory nella California meridionale, che fa parte del sistema Deep Space Netwok (DSP) utilizzato per la comunicazione con le sonde interplanetarie.

Arecibo avrebbe potuto dare un valore aggiunto a tale missione, usando il potente radar per confermare ciò che i telescopi ottici osserveranno comunque sull’impatto dalla luce riflessa.

Senza Arecibo, utilizzando solo Goldstone, questo sarà più difficile, ma sarà comunque realizzabile.

SpaceX prevede di lanciare il veicolo spaziale DART dalla base dell’aeronautica di Vandenberg in California. Il costo totale della missione è di circa 320 milioni di dollari, incluso il lancio.

Ma quale sarà il futuro di questa struttura? Si ricostruirà un radiotelescopio più potente?

Qui si evidenzia di nuovo la guerra di pensiero tra chi sostiene lo spazio come ambiente ideale per investire in telescopi (necessariamente più piccoli e costosi oltre che difficilmente manutenibili) e chi invece preferisce la terra con grandi telescopi a portata di mano.

La National Science Foundation (NSF), proprietaria della struttura di Arecibo, ha affermato che un nuovo progetto di costruzione di questo tipo dovrebbe seguire il processo dell’organizzazione per la costruzione di nuove strutture importanti, in altre parole ripartire da zero.

Arecibo è gestito da una coalizione di organizzazioni guidata dall’Università della Florida centrale la quale apprezza che la NSF abbia in programma di mantenere aperte alcune strutture dell’osservatorio, tra cui il centro visitatori e una parabola di soli 12 metri di diametro.

La fondazione prevede anche una serie di seminari a giugno per ascoltare idee per il futuro di Arecibo.

È impressionante la precisione temporale con la quale era stato previsto il crollo. Come si vede da questo video c’era un drone in volo con l’obiettivo rivolto proprio verso il cavo che per primo si è rotto ed ha dato inizio al disastro.

I cavi del telescopio si erano lesi nei mesi precedenti il ​​crollo, ma gli investigatori non sono ancora in grado di individuare la causa di quei guasti. La struttura, fino al suo collasso, era stata uno strumento principale per un consorzio di scienziati noto come NANOgrav per studiare i buchi neri supermassicci basati sulla rilevazione delle onde gravitazionali.

In un documento pubblicato a dicembre, gli scienziati che hanno utilizzato Arecibo hanno delineato le loro speranze per un nuovo e più potente telescopio radar da ricostruire ad Arecibo.

Questo processo potrebbe richiedere anni poiché la comunità astronomica esamina le priorità a lungo termine.

Il piatto di Arecibo è stato costruito a Porto Rico perché gli scienziati avevano individuato una valle delle dimensioni e della forma giuste per supportare la sua enorme struttura. 

Ovviamente io spero che venga ricostruito, più moderno e magari con la possibilità di entrare in rete interferometrica con il FAST cinese. Sarebbe un goal per l’osservazione del cosmo, per la collaborazione internazionale… ma forse resterà un sogno. Io però ci credo al punto che Arecibo è un protagonista nel mio nuovo romanzo “Civiltà scomparsa”, che uscirà a giorni, dove nel 2074 verrà utilizzato per una nuova impresa di comunicazione con…. Beh, basta così. Altrimenti non ci sarà soddisfazione nel leggerlo. Manderò un messaggio quando vi sarà la presentazione on line sul canale 85 del digitale terrestre TVB studio 85, con il giornalista Tito Taddei nella sua rubrica Observer.

Commento di Luigi Borghi.

Ecco l’articolo che trovate su:

https://www.spacedaily.com/reports/Arecibo_telescope_collapse_may_complicate_NASA_asteroid_mission_999.html

Il filmato del collasso.

Il telescopio spaziale James Webb della NASA completa i test ambientali.

Come siamo messi con il JWST?

Un telescopio spaziale che ha, per ora, collezionato record di ritardi e slittamenti ma che, se andrà tutto come previsto, sarà una nuova potentissima finestra di osservazione dell’universo. La sua capacità di analizzare nello spettro dell’infrarosso, ne fa un candidato ideale per scrutare pianeti extrasolari.

La sfida è ambiziosa per diversi motivi:

  1. È un complicatissimo telescopio che dovrà essere “aperto” automaticamente in viaggio. Si dovranno dispiegare gli schermi di protezione e l’enorme specchio riflettente diviso in 3 parti formati da riflettori esagonali.
  2. La sua complessità ed il suo peso impongono test severissimi al fine di verificare la sua tolleranza alle enormi sollecitazioni che riceverà durante il lancio.
  3. Si dovrà collocare in un punto di Lagrange che si trova a 1,5 milioni di km dalla Terra.
  4. Proprio perché si troverà così distante non potrà di certo essere soccorso con interventi di manutenzione come fatto con il suo famoso predecessore Hubble. O va al primo colpo o si sono buttati miliardi di dollari dalla finestra.

Queste sono sostanzialmente le ragioni dei continui slittamenti, oltre naturalmente al COVID19.

Si va con i piedi di piombo perché a nessuno piace l’idea di un fallimento. Come diceva Kranz ai suoi collaboratori a Cape Canaveral con Apollo 13: il fallimento non è una opzione.

Se supererà indenne l’enorme sforzo durante il lancio con un Ariane 5 dalla Guyana francese il rischio fallimento diminuirà di parecchio.

Commentato e tradotto da Luigi Borghi.

Eccovi l’articolo tradotto.

https://www.nasa.gov/feature/goddard/2020/nasa-s-james-webb-space-telescope-completes-environmental-testing

https://youtu.be/QbyKJlmOQbY

Per la prima volta in assoluto, i team di test di Northrop Grumman a Redondo Beach, in California, hanno sollevato con cura il telescopio spaziale James Webb completamente assemblato per prepararlo per il trasporto alle vicine strutture di prova acustica e di vibrazione sinusoidale.

Credito immagine NASA / Chris Gunn

Con il completamento della sua ultima serie di test fondamentali, il James Webb Space Telescope della NASA è ora sopravvissuto a tutte le dure condizioni associate al lancio di un razzo nello spazio. 

I recenti test di Webb hanno convalidato che l’osservatorio completamente assemblato resisterà al rumore assordante e ai tremori e alle vibrazioni che l’osservatorio subirà durante il decollo. 

Conosciuti come test “acustici” e “sinusoidali”, la NASA ha lavorato con attenzione con i suoi partner internazionali per abbinare l’ambiente di test di Webb precisamente a ciò che Webb sperimenterà sia il giorno del lancio, sia quando opera in orbita.

Sebbene ogni componente del telescopio sia stato rigorosamente testato durante lo sviluppo, dimostrare che l’hardware di volo assemblato è in grado di passare in sicurezza attraverso un ambiente di lancio simulato è un risultato significativo per la missione. 

Completati in due strutture separate all’interno dello Space Park di Northrop Grumman a Redondo Beach, in California, questi test rappresentano gli ultimi due di Webb, in una lunga serie di test ambientali prima che Webb venga spedito nella Guyana francese per il lancio.

Il prossimo ambiente che Webb sperimenterà è lo spazio. 

“Il completamento con successo dei test ambientali del nostro osservatorio rappresenta una pietra miliare nella marcia verso il lancio. I test ambientali dimostrano la capacità di Webb di sopravvivere al viaggio del razzo nello spazio, che è la parte più violenta del suo viaggio in orbita a circa un milione di miglia dalla Terra. Il gruppo multinazionale di persone responsabili dell’esecuzione del test acustico e di vibrazione è composto da un team eccezionale e dedicato di persone tipiche dell’intero team Webb “, ha affermato Bill Ochs, project manager Webb per il NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt , Maryland.

I test sono iniziati incapsulando dapprima l’intero telescopio in una camera bianca mobile costruita per proteggerlo dal mondo esterno. I tecnici lo hanno quindi guidato con attenzione verso una vicina camera di prova acustica dove è stato intenzionalmente fatto saltare da livelli di pressione sonora superiori a 140 decibel, con uno spettro sintonizzato sulla firma specifica del razzo Ariane 5 che viaggerà nello spazio. Durante i test sono stati attentamente osservati e registrati quasi 600 singoli canali di dati di movimento. I tipici test acustici e di vibrazione misurano circa 100 canali di dati, ma le dimensioni e la forma complesse dell’osservatorio richiedono misurazioni notevolmente maggiori per garantire il successo. I dati sono stati quindi analizzati a fondo e contrassegnati come un completo successo.    

Dopo aver completato con successo i suoi test acustici finali, Webb è stato nuovamente imballato e trasportato in una struttura separata per simulare le vibrazioni a bassa frequenza che si verificano durante il decollo. Mentre all’interno Webb è stato posizionato su un tavolo shaker specializzato in grado di accelerazioni verticali e orizzontali precise. Laddove il test acustico simula le dinamiche ad alta frequenza del lancio, il test delle vibrazioni copre le frequenze più basse sperimentate. Con la combinazione dei due viene considerato l’intero ambiente meccanico che Webb sperimenterà durante il lancio.

Per spostare in sicurezza il James Webb Space Telescope tra le strutture di test, gli ingegneri lo racchiudono in una speciale camera bianca mobile spesso denominata a conchiglia. La scansione tra gli edifici può richiedere ore e richiede l’innalzamento delle linee telefoniche per consentire a Webb di passare sotto. I recenti test di Webb hanno convalidato che l’osservatorio completamente assemblato resisterà al rumore assordante e alle scosse, ai sonagli e alle vibrazioni stridenti che l’osservatorio subirà durante il decollo. Conosciuti come test “acustici” e “sinusoidali”, la NASA ha lavorato con attenzione con i suoi partner internazionali per abbinare l’ambiente di test di Webb precisamente a ciò che Webb sperimenterà sia il giorno del lancio, sia quando opera in orbita.

Crediti: Goddard Space Flight Center della NASA

“Il team di test è un consorzio internazionale di esperti di dinamiche strutturali che sono gli ingegneri principali per ogni pezzo di hardware dell’osservatorio. I membri del team si trovano negli Stati Uniti e in Europa, in 9 fusi orari! Sono estremamente impegnati a supportare i test a tutte le ore e tutti i giorni per fornire la loro esperienza “, ha affermato Sandra Irish, Webb Mechanical Systems Structures Engineer Lead per il Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, nel Maryland. “Grazie alla dedizione del team, al duro lavoro e alla pura eccitazione di far parte di questo complesso test, è stato un completo successo! Conosco queste persone da molti anni ed è stato un onore lavorare con ognuna di loro “. 

Webb è ora programmato per passare all’ultima estensione completa del suo iconico specchio primario e tettuccio parasole, seguita da una valutazione completa del sistema prima di essere incapsulato in un container di spedizione specializzato per il trasporto in Sud America. 

La distribuzione dell’osservatorio dopo aver sperimentato un ambiente di lancio simulato è il modo migliore per replicare la vera serie di eventi che l’osservatorio sperimenterà durante il lancio e durante l’esecuzione della sua complessa sequenza di distribuzione nello spazio. L’analisi iniziale suggerisce che l’osservatorio ha superato con successo i test acustici e di vibrazione a livello di osservatorio, ma la verifica completa dell’idoneità al volo avverrà dopo che Webb avrà completato con successo i test finali di dispiegamento.

Ingegneri e tecnici continuano a seguire procedure di sicurezza personale aumentate a causa della situazione COVID-19, che sta causando un impatto significativo e interruzioni a livello globale. Il team ha ripreso le operazioni quasi complete e si sta ora preparando per la fase finale dei test prima della spedizione al sito di lancio.

Il James Webb Space Telescope è il telescopio per le scienze spaziali più grande, potente e complesso mai costruito al mondo. Oltre alla scienza rivoluzionaria che ci si aspetta dopo il lancio, Webb ha richiesto un miglioramento dell’infrastruttura di test e dei processi coinvolti nella convalida di veicoli spaziali complessi di grandi dimensioni per una vita nello spazio. Varie strutture in tutto il paese hanno dovuto essere ampliate e aggiornate per testare e preparare con sicurezza una macchina grande quanto Webb per il decollo. Le lezioni apprese dal precedente sviluppo di telescopi spaziali sono state investite in Webb, e i futuri telescopi spaziali saranno costruiti sulla stessa conoscenza collettiva. Migliaia di scienziati, ingegneri e tecnici hanno contribuito a creare, testare e integrare Webb. 

Hanno partecipato in totale, 258 aziende, agenzie e università, anche italiane: 142 dagli Stati Uniti, 104 da 12 nazioni europee e 12 dal Canada.

Webb è il prossimo grande osservatorio di scienze spaziali della NASA, che aiuterà a risolvere i misteri del nostro sistema solare, guardando oltre a mondi lontani attorno ad altre stelle e sondando le strutture e le origini mistificanti del nostro universo. Webb è un programma internazionale guidato dalla NASA, insieme ai suoi partner ESA (European Space Agency) e Canadian Space Agency.

Per ulteriori informazioni su Webb, visitare: https://www.nasa.gov/webb

Ulteriori risorse video sono disponibili qui: https://svs.gsfc.nasa.gov/Gallery/JWST.html

A cura del Goddard Space Flight Center della NASA di  Thaddeus Cesari.

Altri link utili: www.nasa.gov/artemis

Il test della starship SN8 di SpaceX: fallimento o successo?

Dopo un paio di serate passate davanti al monitor a seguire i lunghissimi countdown della Space X per la partenza del suo prototipo di navetta spaziale, la SN8, finalmente mercoledì sera 9/12 alle 23:45 è partito il test. Una grande soddisfazione dopo una grande attesa.

Non avrei scritto questo commento se, il giorno dopo, non fossero apparsi articoli e strafalcioni che, ancora una volta, hanno dimostrato quanto lontano siano certi sedicenti giornalisti dal rendersi conto di ciò che stanno comunicando.

Di seguito un paio di esempi:

Rep.repubblica.it: “il fallimento della missione Space X su Marte di Elon Musk, con il razzo da oltre 200 milioni di dollari esploso”.

Radio Monte Carlo: “il razzo da miliardi di dollari è esploso poco dopo la partenza e solo Elon Musk pensa che sia un successo”.

Cosa può pensare la gente che legge o ascolta questi commenti: un fallimento! Un inutile spreco di soldi.

Invece, pensate un po’, è esattamente il contrario! È stato un successo! Come mai questa abissale differenza?

Semplice: quando non si ha idea di cosa ci si aspetta da un evento, non si ha neanche un minimo di competenza in materia e magari pure con un minimo di preconcetti su una certa persona o iniziativa, ecco che avviene il miracolo: si confondono fischi per fiaschi.

La Starship SN8 è una novità tecnologia assoluta in termini di motori, struttura, tecnica di rientro, e controllo di planata, che è partita da una rampa nuova, Boca Cica, Texas, mai usata prima per questo scopo, con i propri motori e con una gravità (quella terrestre) che mai dovrà affrontare durante i decolli nelle missioni per le quali è stata studita (decollerà solo da Marte o dalla Luna. Mai dalla Terra dove lo farà solo sopra ad un razzo e non con i suoi motori).

La Starship SN8 sulla rampa di lancio a Boca Cica. Sulla destra il primo prototipo lo “scaldabagno”.

Il costruttore, la SpaceX, attraverso il suo fondatore Elon Musk, aveva dichiarato che la navetta sarebbe stata molto probabilmente sacrificata per ottenere quei dati necessari a continuare il suo programma. Un programma che prevede alcune cosette come: mandare un equipaggio sulla Luna, colonizzare Marte, creare una linea veloce di trasporto intercontinentale, ecc.

Non è il programma degli Stati Uniti, della Cina, della Russia o dell’Europa, ma di una ditta privata chiamata SpaceX.

SN8 è ormai distrutto, ma a Boca Chica i lavori sui prototipi continuano ininterrotti, e sono già arrivati alle fasi di produzione di SN15. Il prototipo SN9 appare ormai praticamente pronto, e siamo certi che nel giro di qualche settimana potremo assistere ad un nuovo tentativo di “salto”, che speriamo sia coronato da pieno successo.

Proviamo ad esaminare tutti gli obiettivi di questo test per capire cosa è andato bene e cosa è fallito. Gli obiettivi erano:

  1. decollare con successo dalla rampa di Boca Chica spinto da 3 motori Raptor. Obiettivo raggiunto!
  2. arrivare alla quota di 12,5 chilometri: Obiettivo raggiunto.
  3. effettuare la manovra “backflip“, cioè perdere in modo controllato l’assetto verticale, spegnere i Raptor e disporsi in assetto planato con controllo aerodinamico di alette e sistema di razzetti ausiliari.  Obiettivo raggiunto.  
  4. recuperare l’assetto verticale. Obiettivo raggiunto
  5. riaccendere il/i motori Raptor e compensare fino ad annullare il movimento orizzontale indotto dal volo planato. Obiettivo raggiunto.  
  6. ritornare esattamente nella zona di atterraggio decelerando in assetto verticale. Obiettivo raggiunto
  7. atterrare lentamente sulla piazzola predisposta. Obiettivo fallito.

Starship 9 sec. dopo la partenza da Boca Cica. Texas

Se avessi sbagliato un quesito su sette, il mio vecchio prof. di elettronica, mi avrebbe premiato con almeno un 8.

Quindi non è stato un fallimento!

Starship durante il volo planato.

Non era una missione su Marte, ma sulla Terra e doveva alzarsi dal suolo di soli 12-15 km. Non sono stati buttati 200 milioni o addirittura miliardi di dollari perché sono test distruttivi previsti. Non è vero che solo Elon Musk pensa sia stato un successo perché lo penso anch’io e la maggior parte di quei 350.000 che, in diretta, stavano seguendo con competenza il test.

Questo test è da manuale ed è il frutto del gran lavoro degli ingegneri dell’azienda di Musk. Una azienda che ha dimostrato di essere all’avanguardia nel mondo e che ha raccolto il meglio dei giovani ingegneri americani che hanno voglia di misurarsi e competere su questo tipo di mercato.

Magari avessimo anche noi la possibilità di fare simili “fallimenti”.

SN8 è atterrato troppo duramente ed è esploso, ma il punto è che lo ha fatto esattamente sulla piazzola di atterraggio. Questo testimonia la già avanzata capacità di SpaceX di controllare il volo di un razzo completamente nuovo, che ha sì ereditato l’esperienza maturata con il software di controllo dal veterano Falcon 9, ma che ha una fase di volo orizzontale del tutto inedita e innovativa.

In ogni caso, a dispetto della pirotecnica conclusione, quello raggiunto oggi da SpaceX rimane un primo, storico successo. Pochi si sarebbero aspettati che già al primo volo di un prototipo si sarebbero raggiunti tanti traguardi.

Commentato da Luigi Borghi.

Vi consiglio questo articolo:

http://www.coelum.com/news/spacex-starship-sn8-balzo-perfetto-e-atterraggio-col-botto

Il volo della SN10 di SpaceX: successo o fallimento?

Nella tarda notte di mercoledì 3 marzo, a Boca Cica in Texas, sede della base di lancio e test della Space X, la compagnia del miliardario Elon Musk, è stato eseguito il terzo tentativo di lancio del prototipo di Star-ship SN10 (SN sta per Serial Number).  Naturalmente io ero lì, sintonizzato su uno dei tanti canali YouTube che lo facevano vedere dal vivo. Devo dire però che mai come in questo caso i giudizi postumi sul test siano stati così distanti l’uno dall’altro. Diametralmente opposti: si va dal grandioso successo al drammatico fallimento.

Mi sono pertanto sentito il dovere di fare chiarezza.

SpaceX, come anche altre aziende private di cultura anglosassone, seguono un metodo sperimentale molto veloce e pragmatico per arrivare alla innovazione tecnologica, in particolare in quei settori dove non ci sono esperienza pregresse e dove è possibile sbagliare senza rischiare vite umane. Uso una frase dell’amico Leonardo Avella: È una questione culturale. Nei paesi latini il fallimento è visto come una vergogna. Nei paesi anglosassoni ed in certe zone dell’America no. Il punto è che il metodo “prova e sbaglia senza vergogna” permette di progredire molto più in fretta”.

Proprio così! Certo che questo metodo deve essere abbondantemente rivisto quando a bordo del mezzo vi saranno degli astronauti, ma di certo, prima di questo obiettivo, è decisamente l’approccio più veloce.

La SpaceX sta usando risorse sue e non deve chiedere il permesso al Congresso degli Stati Uniti per spenderli!

Deve solo rispondere ai suoi azionisti i quali non guardano ai risultati parziali ma al raggiungimento degli obiettivi e su questo punto sono stati ampliamente soddisfatti.

Vi ricordate quanti Falcon9 ha perso la SpaceX in fase di rientro a terra prima di validare i mezzi ed il software per garantire il successo? Ebbene ora SpaceX è l’unica azienda al mondo, incluse le agenzie spaziali governative, ad avere questa possibilità: il riutilizzo dei booster per lanci orbitali fino ad una decina di volte!

Ciò l’ha portata ad essere assolutamente competitiva. A questo guardano gli azionisti!

Per evidenziare meglio l’approccio “prova-sbaglia-correggi e riprova” ricordo l’esempio del filamento della lampadina ad incandescenza. Quanti tentativi miseramente falliti sono stati fatti da Thomas Edison, da Joseph Wilson Swan ed anche da Nikola Tesla? Migliaia! Era una tecnologia nuova, di frontiera. Poi fu Edison a brevettarla nel 1879. Non esisteva neanche la possibilità di un approccio di tipo diverso. Certo, Elon Musk è messo meglio di Thomas Edison, ma è anche vero che non deve solo accendere una lampadina ma provare mezzi che porteranno persone su Marte!

Ma veniamo al test del SN10.

Provo a fare un elenco degli obiettivi che si era posta la SpaceX:

  1. Provare la struttura delle Star-ship in volo.
  2. Testare l’uso dei motori Raptor. Voglio ricordare che i Raptor sono gli unici motori al mondo, funzionanti in Open Cycle Full Flow Staged Combustion Cycle (FFSC), che abbiano mai volato. Una configurazione complessa, realizzata in buona parte con crescita 3D e ad alto rendimento. Sono alimentati a metano perché (una delle ragioni) il metano è un combustibile che si può ricavare anche su Marte attraverso il processo Sabatier (processo usato oggi sulla ISS per produrre ossigeno). Questo ricordiamocelo è il vero obiettivo di Eloin Musk: colonizzare Marte.
  3. Collaudo delle quattro ali laterali per far planare l’astronave durante il rientro in atmosfera. Un rientro che, dal punto di vista della dissipazione del calore, non è ancora stato testato perché bisogna andare in orbita per farlo, ma il collaudo ha dimostrato di riuscire a mantenere il controllo di assetto senza l’uso di motori.
  4. Provare i serbatoi – in particolare i due piccoli, gli Header Tank (serbatoi di testa), che alimentano i motori durante la fase di discesa e che perciò hanno un volume inferiore rispetto ai due principali; 
  5. La tecnica di cambio di assetto da orizzontale a verticale durante le ultime fasi.
  6. l’atterraggio, controllo della decelerazione usando ancora i Raptor.
  7. Il software di gestione del volo.

Ebbene di tutta questa tecnologia assolutamente nuova, i risultati positivi si sono avuti già dal primo test sulla SN8, che si piantò per terra più di un mese fa ed anche nella SN 9 che, più o meno, fece la stessa fine. Sulla SN8 gli obiettivi da 1 a 5 furono raggiunti. Sulla SN9 sono stati di nuovo confermati, mentre solo in quest’ultima, la SN10, finalmente hanno avuto esito positivo anche i punti 6 e 7.

Allora perché dopo alcuni minuti dall’atterraggio, quando l’esperimento era già finito, è scoppiato?

Forse è di nuovo arrivato troppo forte e si è danneggiato qualche piede della nave (che ricordiamocelo è alta 50 metri) provocando una perdita di metano?

Io non lo so, ma sono certo che Elon Musk da questo test avrà avuto tutti i feedback per evitare che ciò accada di nuovo in futuro. “Sbagliando si impara”!

Quini devo concludere che è stato, anzi sono stati tutti assieme, un successo.

Io aggiungerei anche GRANDE, ma non cambierebbe nulla.

Sono fallimenti la mancata realizzazione di un progetto, non un progetto sbagliato che si può migliorare; lo sono pure la realizzazione di progetti che altri hanno già fatto senza aumentane le prestazioni o ridurne costi. La SpaceX non annovera questi fallimenti.

Voglio precisare che non sono un azionista di SpaceX e neanche di Tesla, e solo la mia opinione da “addetto ai lavori”.

Commento di Luigi Borghi.

Ecco l’articolo che trovate su:

Il filmato della esplosione postuma.

L’artricolo:

https://www.spacedaily.com/reports/SpaceX_more_risks_better_rockets_999.html

Importante Contratto per space-x e ula

Importante contratto per Space X e la concorrente ULA, rispettivamente per 2,5 e 3,5 miliardi $. Sconfitti Grumman e Blue Origin. Novita’ anche per ULA, che nel 2021 abbondonera’ i motori RD-180 russi a favore di innovativi motori a metano e ossigeno.

Le due aziende americane Space-X di Elon Musk e ULA (United Launch Alliance, joint venture di Lockheed Martin e Boeing) hanno ricevuto l’incarico di effettuare decine di lanci militari per la US Air Force nei prossimi 5 anni: dal 2022 al 2026 ULA lancerà il 60% dei lanci previsti mentre SpaceX il restante 40%. Questo e’ un risultato molto importante per le due aziende, in un mercato piuttosto volatile, perche’ gli assicura entrate cospicue su un orizzonte temporale lungo, e gli permette di fare investimenti con relativa tranquillita’. In lizza c’erano anche Northrop Grumman con il lanciatore OmegA e Blue Origin con il New Glenn, che sono state scartate.

Space-X era fra le favorite dall’inizio, avendo lanciatori gia’ certificati per lanci militari ed essendo di gran lunga la piu’ economica (pur non essendo il prezzo uno dei criteri principali). Il fairing (copertura a guscio) nella parte sommitale del razzo verra’ cambiato, siccome i satelliti militari sono progettati per essere situati sul razzo, quando questo e’ gia’ verticale per semplificarne il design. Questa modifica e’ probabilmente inclusa nei costi di sviluppo della prima missione Space-X per USAF: la USSF-67, per cui USAF paghera’ 316 milioni di dollari (che e’ circa il doppio di un lancio normale, anche a perdere). Space-X effettuera’ da 12 a 14 lanci nei prossimi 5 anni.

ULA, invece, come detto, dovra’ liberarsi dalla dipendenza dai famosi motori russi (in realta’ sovietici) RD-180, di cui abbiamo gia’ parlato nelle nostre news. Questo scaturisce da un obbligo deciso dal Congresso americano, di non dover dipendere da altre nazioni per lanci che riguardano la sicurezza nazionale.

Nasce cosi’ il Vulcan, una evoluzione dell’affermato veterano Atlas V, di cui ne condivide il secondo stadio e i booster laterali. Il primo stadio invece e’ innovativo, con due potenti motori BE-4 a metano ed ossigeno liquido: diventera’ quindi il primo lanciatore a metano liquido. Il Vulcan sta bruciando le tappe di sviluppo, e dovrebbe fare il primo lancio a meta’ dell’anno prossimo. I primi due lanci per USAF saranno l’anno successivo, nel 2022 (USSF-51 e USSF-106) per cui l’Air Force paghera’ 337 milioni di dollari a lancio.

Una delle caratteristiche comuni a ULA e Space-X, e non condivisa da altri partecipanti al bando, e’ la possibilita’ di lanciare dalla base di Vanderberg, sulla costa Ovest, verso orbite polari, caratteristica ritenuta fondamentali per satelliti militari (ad esempio per i satelliti spia, che devono scanerizzare il pianeta una fetta alla volta, come tagliare un’anguria a fette sottili).

Blue Origin di Jeff Bezos e’ una delle sconfitte, ma e’ comunque lo sviluppatore dei motori BE-4, e quindi risulta indirettamente coinvolta nella commessa.

Il secondo sconfitto, dal nome importante nella storia delle forniture militari e spaziali americane, e’ Northrop Grumman. La Grumman aveva ad esempio sviluppato il Lunar Module (LM) delle missioni Apollo, e si e’ aggiudicata una parte importante del Lunar Gateway, stazione spaziale lunare in sviluppo da poco. Questa esclusione della Grumman, potrebbe portare alla cancellazione dello sviluppo del proprio razzo OmegA, o perlomeno della variante “heavy”.

Fonte: https://www.astrospace.it/2020/08/08/spacex-e-ula-vincono-contratti-militari-per-miliardi-di-dollari/?fbclid=IwAR3hZpjMODv_PLFdilsGZ83rO8siCiobITPvSDwStDchzCnWE2GzdS4MQv0

L’astronave SN5 conduce con successo il test di volo di 150 metri

Space X ha letteralmente preso il volo…….

A pochi giorni dal rientro dalla I.S.S.  della navicella Crew Dragon 2 dopo essere stata attraccata alla stazione spaziale per due mesi circa, Space X continua a stupire e a macinare risultati nell’ottica di riportare l’uomo a calpestare il suolo di un altro pianeta.

Si perché Elon Musk e il suo Team hanno di fatto riportato due Americani Doug Hurley e Bob Behnken, in un veicolo Americano, lanciato dal un lanciatore americano nello spazio dopo nove anni di digiuno e tante promesse disattese  dell’Agenzia Spaziale Statunitense. Ma le cose non si fermano e in Space X non si dorme sugli allori,poco prima che la commissione della USAF potesse deliberare che proprio Space X e U.L.A. avranno la commessa per la messa in orbita dei suoi satelliti (un affare da diversi miliardi di dollari), si effettuano test su una sezione (che ricorda tanto un silos) dello Starship utilizzando per la struttura acciaio e come propellente per il motore Raptor il metano!!!

Inutile dire che quest’agenzia ma soprattutto quest’uomo stanno rivoluzionando il modo di vedere questa nuova fase dell’esplorazione spaziale con soluzioni impensabili ma vincenti.

Buona lettura

Commentato da: Ciro Sacchetti

L’astronave SN5 conduce con successo il test di volo di 150 metri

scritto da Michael Baylor- il 3 agosto 2020
Fonte: NASA

Il prototipo dell’astronave SN5 ha condotto con successo un volo di prova di 150 metri martedì dal sito di test di SpaceX a Boca Chica in Texas. Il tentativo di lancio di lunedì è stato cancellato dopo che il motore Raptor SN27 si è bloccato all’accensione. Dopo un aborto all’inizio della finestra di martedì, il tentativo in ritardo nella finestra ha visto SN5 prendere il volo e atterrare tutto intero. Il salto è stato il primo volo di una sezione di Starship a grandezza naturale che per forma ricorda quella di un Silo, aprendo la strada a SpaceX per tentare voli ad altitudini più elevate con prototipi di Starship.

La finestra di lancio per l’Hop di lunedì è durata dalle 8:00 alle 20:00 Central (13:00 – 01:00 UTC). Tuttavia, i piani di Space X miravano al decollo durante l’ultima parte della finestra.

I programmi dei test sono estremamente fluidi, con lo stesso Elon Musk che scandisce il conto alla rovescia a circa 30 minuti dalla fine. Questo è stato seguito dalla sirena della polizia T-10 minuti prima del conto alla rovescia per l’accensione. Tuttavia, il Lift-off è stato interrotto, probabilmente a T-0, a causa di un problema con il Raptor.

La finestra di martedì si è aperta alle 8 del mattino ora locale. Il primo tentativo è stato interrotto con pochi minuti rimanenti prima che gli sforzi di riciclaggio del propellente iniziassero per tentare un tentativo nel corso della giornata.

Quel secondo tentativo della giornata si è rivelato quello in cui SN5 ha preso il volo

Come al solito, il primo segnale che le squadre stavano lavorando per un tentativo di salto è stato quando la strada per il sito di lancio è stata chiusa al pubblico. Ciò si verifica sempre con largo anticipo rispetto al volo di prova.

Il pad viene quindi ripulito da tutto il personale di SpaceX almeno un’ora o due prima del lancio. Infine, una sirena suona dieci minuti prima del decollo. La sirena avverte i residenti del vicino villaggio di Boca Chica che le attività di volo spaziale sono imminenti

I fan sono rimasti aggiornati sullo stato del volo, con aggiornamenti pubblicati sull’account Twitter @NASASpaceflight . Il canale YouTube NASASpaceflight ha anche trasmesso il volo di prova in diretta da Boca Chica, in Texas

Per il tentativo riuscito, SpaceX ha spinto il conto alla rovescia, con la sirena della polizia che suona ancora una volta. Quindi, al T-0, Raptor SN27 si è acceso e, come previsto, l’astronave stellare è stata sollevata dal pad con una rotazione a causa del posizionamento del motore decentrato

Salendo in aria, Starship quindi, sotto il controllo dei suoi propulsori Reaction Control System (RCS), ruotò leggermente e iniziò la sua discesa verso la piattaforma di atterraggio.

Quando il fumo si è diradato, si è visto che SN5 era ancora in piedi, consentendo agli “SpaceXer” che stavano guardando il test di scoppiare in applausi.

SpaceX non aveva effettuato un volo dalla loro struttura di Boca Chica da quando Starhopper – un veicolo di prova di Starship su scala ridotta – è letteralmente saltato a 150 metri nell’agosto 2019 .

L’astronave SN5 presenta una sezione di spinta con serbatoi di ossigeno liquido e metano impilati sulla parte superiore. Un cono di prua e superfici aerodinamiche sono gli unici componenti significativi mancanti tra SN5 e un veicolo Starship a grandezza naturale.

Sebbene SpaceX non abbia rilasciato l’altezza ufficiale di SN5, si stima che sia comparabile ad un campo da baseball di 30 metri circa.

Per eseguire il salto di 150 metri, SN5 ha utilizzato Raptor SN27 . Mentre la sezione di spinta di SN5 è stata costruita per supportare fino a tre motori Raptor in una configurazione a triangolo, per il primo volo è stato installato solo un motore alimentato a metano. Ciò significa che la spinta durante il salto era asimmetrica. La spinta asimmetrica ha fatto sì che l’astronave SN5 scivolasse via mentre lasciava il pad.

I propulsori di controllo dell’atteggiamento hanno anche aiutato a controllare il veicolo nel corso del salto.

I carichi di propellente erano bassi per il volo, riducendo il rischio per le infrastrutture circostanti in caso di anomalia.

Inoltre è stato aggiunto un simulatore di massa sulla parte superiore del veicolo. È probabile che la sua presenza compensi la mancanza di massa propellente. Il simulatore di massa è stato creato saldando insieme due rotoli di acciaio inossidabile. I rulli sono dello stesso tipo utilizzato per costruire i prototipi di Starship.

Il profilo del salto di 150 metri della Starship SN5 era molto simile a quello di Starhopper. L’SN5 è decollato dalla sua postazione di lancio e si è fatto strada fino a 150 metri. Il veicolo iniziò quindi a traslare su una vicina piattaforma di atterraggio.

Sei gambe di atterraggio, situate all’interno della sezione di spinta di SN5 e ripiegate durante il lancio, schierate prima dell’atterraggio.

Il processo di sviluppo di SpaceX si basa fortemente su una rapida iterazione, che avrebbe consentito un fallimento del test. L’azienda preferisce eseguire test come il salto di SN5 il prima possibile. I test forniscono dati preziosi per informare i progetti futuri.

Se il salto di SN5 non fosse andato secondo i piani, l’astronave SN6 era già in attesa e avrebbe potuto potenzialmente essere pronta come sostituto di SN5 in breve tempo.

Alla fine, il salto di 150 metri è andato secondo i piani per SN5, come è successo con Starhopper. Le battute d’arresto con i precedenti prototipi di Starship avevano ritardato il salto di 150 metri di diversi mesi.

Le astronavi Mk1, SN1 e SN3 non hanno superato tutti i test di prova criogenici, in cui i serbatoi sono pressurizzati con azoto liquido per garantire l’integrità strutturale. I test di SN2 hanno avuto successo, ma si trattava di un prototipo su scala ridotta non destinato al volo.

SN4 è diventato il primo veicolo su vasta scala a superare un test di prova criogenico ed eseguire accensioni statiche. Tuttavia, la sua quinta accensione statica ha provocato un’esplosione poco dopo l’arresto del motore.

L’anomalia di SN4 è stata causata da un problema con i condotti ombelicali a disconnessione rapida. Come parte del test, le disconnessioni rapide – che collegano le linee del propellente al veicolo – sono state staccate come farebbero per un normale decollo. Tuttavia, le valvole non si sono chiuse, perdendo grandi quantità di propellente. Il propellente è stato infine acceso, provocando un’esplosione.

Durante il singolo test antincendio statico di SN5, il sistema di disconnessione rapida è stato nuovamente testato . Questa volta il sistema ha funzionato come previsto

Con il tentativo di volo di SN5 riuscito, SpaceX procederà probabilmente a voli di prova ad altitudini più elevate. Sebbene i dettagli esatti delle prossime pietre miliari dei test non siano stati confermati, ci si aspetta che presentino un design di Starship più completo.

L’astronave SN8, il prototipo attualmente in costruzione, dovrebbe presentare tre motori Raptor, un cono di prua e superfici aerodinamiche. Queste caratteristiche consentirebbero al veicolo di eseguire test di volo ad altitudini molto più elevate. Tuttavia, i piani rispetto ai test di Starship non hanno scadenze precise, quindi fino a quando SpaceX non avrà avuto la possibilità di rivedere i dati dal salto di Starship SN5, le attività di test future rimangono molto in evoluzione.

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Circolo di Osservazione Scientifico-tecnologica di Modena. Missione: divulgare scienza a tutti